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Se non ve ne foste accorti, dopo una delle campagne promozionali più martellanti mai viste in Italia, segno che la “golden age” dei telefilm nel nostro Paese è tutt’altro che tramontata, questa sera alle ore 21:50 debutta su Fox (canale 111 di Sky) Touch, l’ultima novità made in FOX che ha sorpreso ed entusiasmato il pubblico americano. C’è più di un pretesto che vi incoraggerà ad avvicinarvi a questa nuova produzione. Prima di tutto, ad averla concepita è stato Tim Kring, la stessa mente che nel 2006 partorì uno dei maggiori fenomeni televisivi dell’ultimo decennio, Heroes. Lo sceneggiatore e produttore esecutivo, il quale ha dichiarato che l’idea alla base di Touch girava nella sua testa da diversi anni, non è tuttavia l’unico a riavvicinarsi al piccolo schermo nell’ambito di questo nuovo drama imbottito di percorsi logici e sentimentalismi. Nella serie recita Kiefer Sutherland, l’uomo che per otto stagioni tenne il pubblico di tutto il mondo con il fiato sospeso nei panni dell’agente federale Jack Bauer in 24. Dopo essere stato definito più volte un figlio d’arte, Sutherland si avventura dall’altra parte della barricata per interpretare Martin Bohm, un padre consumato dal desiderio di comunicare con suo figlio, un ragazzino di 11 anni muto e autistico al quale rischia di dover dire addio se non comprenderà in fretta ciò che lo contraddistingue in modo incredibile. Jake, infatti, riesce a vedere il filo invisibile che nella mente di Kring unisce i destini di ognuno di noi. Come spiega nel primo episodio il professor Teller, l’esperto che aiuterà Martin a decifrate i messaggi di suo figlio, l’universo è fatto di sequenze numeriche molto precise. Jake è uno dei pochi in grado di individuare questo schema, e farlo gli permette di prevenire il futuro.

Sin dai tempi di 24, Sutherland ha dimostrato di avere un buon ascendente quando si tratta di numeri. 12 milioni di telespettatori hanno seguito l’anteprima trasmessa negli Stati Uniti lo scorso gennaio, facendo di Touch il secondo nuovo drama più seguito di questa stagione. Ora lo show debutta in pochi giorni in oltre 100 paesi in tutto il mondo. Un evento mediatico globale senza precedenti nella storia della tv, che mette un po’ di agitazione sulle spalle ancora ben allenate dell’attore. “Mi sento nervoso”, ha raccontato. “Ci sono molte aspettative, e so cosa vuol dire essere il protagonista di uno show di successo”. Anche il suo personaggio non avrà vita semplice. Martin è un padre vedovo e solo. Una situazione che l’assistente sociale Clea Hopkins (Gugu Mbatha-Raw) non vede di buon occhio. Sebbene sia nuova del mestiere, Clea vede un uomo la cui vita è dominata da un bambino che non riesce a controllare. Lei crede che i suoi tentativi di comunicare con Jake siano vani ed è determinata a intervenire. Ciò che entrambi non capiscono, almeno inizialmente, è che il ragazzo in realtà ha un modo tutto suo di comunicare, diverso dal loro. Non con le parole, ma con in numeri, e ora lui ha bisogno di Martin per decifrare il loro significato e collegarlo a delle persone le cui vite apparentemente non correlate si influenzano.

La storia è ricca di idee geniali, e una delle prime in cui ci s’imbatte è la scelta dell’autore di affidare l’articolata voce fuori campo proprio a Jake, indizio che il suo mutismo potrebbe essere solo apparente. David Mazouz, il suo giovane interprete scelto dai produttori tra più di trenta candidati, la definisce soprattutto una soluzione comoda. “Non ho bisogno di memorizzare tutte le battute”, ha detto. La prima volta che lo incontreremo, Jake sarà ossessionato dal numero 318, una sequenza che sembra ripetersi in tutto il mondo - negli orologi, sui biglietti della lotteria, i calendari e i veicoli. Per qualche ragione che Martin non comprende ancora, Jake si arrampica su un ripetitore telefonico ogni volta alle ore 03:18 del pomeriggio. Determinato a comprendere il suo linguaggio, Martin contatta Arthur Teller (Danny Glover), un professore screditato dalla sua età il quale gli offre una teoria interessante, ma poco ortodossa, su Jake e la sua rara abilità. L’uomo scoprirà così che nelle visioni matematiche di Jake si cela un significato destinato a cambiare in modo sorprendente le vite di alcune persone: una cantante irlandese, una coppia inglese in lutto per la morte della loro bambina, un uomo d’affari di Tokyo.

Quello di Kring sembra un marchio di fabbrica. Proprio come la sua serie ispirata dal mondo dei fumetti, nella quale delle persone apparentemente normali si confrontavano con i loro poteri straordinari, Touch poggia le basi su concetti come l’interconnetività e i destini incrociati. “Se consideriamo l’impatto che le nostre vite hanno sugli altri, possiamo creare un effetto a catena capace di rendere il mondo un posto migliore”, ha detto Kring parlando del suo lavoro. Ma “non riusciremo sempre a legare ogni evento in modo ordinato come abbiamo fatto nel pilota”, ha proseguito, aggiungendo che non tutte le storie saranno positive ed edificanti, e che “alcuni personaggi secondari potrebbero apparire in un episodio e poi riemergere in una situazione differente quatto o cinque puntate più tardi”. In definitiva, come sottolinea Sutherland, “Touch è una serie sul destino, e non sai mai cosa potrebbe avere in serbo. A volte qualcosa di spaventoso, a volte divertente, a volte pericoloso, altre volte struggente. Credo si possa dire che sia un po’ come fare uno show televisivo”.

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