Premetto che potrei ancora non essere definitivamente lucida nel lasciare questo commento sul finale di questa serie (che ormai mi sembra non essere più soltanto una serie ma un culto, una religione, una vera e propria moderna "summa teologica", racchiudendo quasi ogni campo del sapere umano). Ieri sera, ho concluso questo viaggio anch'io e, prima di palesare le mie impressioni e i miei dubbi, voglio rendervi partecipe delle sensazioni che mi ha lasciato. Ebbene, mai come questa volta, ho provato qualcosa molto vicino allo stato di "catarsi" di cui parla Aristotele per descrivere il processo che portava gli antichi spettatori delle tragedie greche quasi a purificarsi e ad imparare attraverso la sofferenza. Durante la notte, e tutt'ora, mi sono sentita agitata e pensierosa ma anche stranamente tranquilla e malinconica. Tante serie che amavo sono terminate e ho assistito a molti finali commoventi ma, nel caso di Lost, posso dire di essermi sentita per la prima volta consapevolmente adulta e con abbastanza strumenti per aver compreso (secondo il mio punto di vista) il messaggio che la serie ha voluto lasciare.
Perciò, mi sembra superfluo dire che faccio parte del gruppo di persone a cui il finale di Lost è, tutto sommato, piaciuto. Capisco, tuttavia, chi sostiene che moltissimi interrogativi sono rimasti ed è rimasto deluso dalle troppe poche risposte che sono state date. Anche da parte mia c'è stato un momento di smarrimento quando Jack chiude gli occhi e ho pensato che volevo più risposte. La mia parte "scettica" ha come preso il sopravvento. Ma solo per pochi minuti. Ho capito, poi, che Lost ci chiede di essere essenzialmente "uomini di fede", di interrogarci e di credere in alcune questioni che dall'inizio dei tempi hanno afflitto gli esseri umani. E' ammirevole, infatti, che questa serie abbia voluto toccare argomenti di difficile trattazione come i binomi vita/morte, destino/libero arbitrio, scienza/fede. Potevamo forse aspettarci che una serie televisiva risolvesse questioni che nessuno, nè in passato e nè in futuro, ha potuto e potrà mai risolvere? Io credo di no. Lost si è limitato a mostrarci le scelte che ognuno di noi, nel corso della vita, prima o poi, si trova a fare, i bivi davanti ai quali si deve prendere una decisione. Sta a noi decidere,ad esempio, se vogliamo essere "uomini di scienza" o "uomini di fede" ma, il fatto che anche il riluttante Jack, alla fine, creda penso sia un messaggio per noi: alla fine, a prescindere dalla religione (significativo il fatto che nella stanza sul retro dove c'è la bara del padre di Jack, ci sia una vetrata con i simboli di tutte le principali religioni del mondo), bisogna credere in qualcosa. Che sia Dio o il destino o qualche altro valore risiedente nell'animo umano, ne abbiamo bisogno. Il mio vi può sembrare un discorso semplicistico, derivante dal fatto che io sia una persona credente, e rispetto quest'opinione. L'ho fatto per spiegarvi che a me non serve necessariamente sapere perchè le donne non terminano le gravidanze sull'isola, o quali siano i poteri di Walt (per citare solo due delle innumerevoli questioni irrisolte); Io ci credo per la fede che nutrirei nell'isola, qualora mi fossi trovata lì. Spiego tutto (o quasi) con quanto la "madre adottiva" di Jacob e MIB dice a Jacob: il cuore dell'isola è la fonte di ogni cosa, del bene, del male, della vita e della morte. Corrisponderebbe, cristianamente parlando, a Dio, fonte della creazione di ogni cosa,anche di ciò che non comprendiamo. I messaggi, profondamente umani, che il telefilm ha lasciato, a mio parere più importanti di qualsiasi mistero irrisolto sono altri:
- Si vive insieme ma si muore anche insieme, non si è mai soli.
- La morte non è la fine di tutto, è una dimensione in cui riflettere sulla propria vita
- Ci si può redimere e diventare persone buone
- L'amore è il sentimento che, più di tutti, ci permette di ricordare e fa da tramite tra le nostre molte "vite". E' praticamente la costante (parlando in termini fisici, alla Daniel Faraday ) tra una vita e l'altra
- Il ricordo ha un potere evocativo enorme ed è spesso lo strumento che ci permette la redenzione .(A tal proposito non sono assolutamente d'accordo con chi ha pensato che Lost si sia ridotto ad una specie di soap opera. Fin dall'inizio, l'aspetto sentimentale è stata una componente essenziale e non mi meraviglio del fatto che sia stata usata, in maniera preponderanete, anche in questo finale. Sul fatto che invece gli autori abbiano fatto una scelta piuttosto semplicistica e atta a toccare il cuore per far dimenticare tutto il resto e gli interrogativi, ne possiamo parlare
).
Quindi io credo che Lost abbia lanciato forti messaggi di speranza. Ci chiede di credere in qualcosa, di avere fiducia. Mi ha lasciato un vuoto, immediatamente però colmato dalla speranza. Un vuoto che, televisivamente parlando, nessun'altra serie però sicuramente potrà colmare.
Ebbene, pur essendo io dunque "donna di fede" e avendo sopra detto che poco mi interessa andare in fondo ai misteri dell'isola, devo dire che una cosa che mi ha fatto arrabbiare e su cui avrei voluto avere più risposte c'è: si tratta della realtà parallela e dei flash-sideways. Non ho considerato assolutamente questa scelta degli autori come semplice espediente per celebrare la serie e far ritornare, episodio dopo episodio, praticamente tutti i personaggi della serie, come molti hanno pensato. Avendo dato, nel corso della stagione, molto spazio a questa seconda realtà, non credo si tratti di puro ornamento da ultima stagione. Ci sarà stato un motivo sicuramente. Ma qual è????
. Questa è la domanda, forse l'unica, che mi ha fatto arrabbiare davvero. Voglio dire... l' "it worked" di Juliet nel finale della quinta si riferiva al fatto che la bomba aveva funzionato e che quindi quella sarebbe stata la realtà qualora l'aereo non fosse precipitato ecc oppure semplicemente che l'isola era tornata nel 2007 dagli anni '70? E se fosse vera questa seconda ipotesi, allora cos'è questa seconda realtà? Sarebbe forse una vita diversa, ugualmente reale, che i personaggi avrebbero avuto compiendo scelte diverse nella loro vita rispetto a quelle che hanno fatto nella "prima" vita? Forse in questo caso non avrebbero, come dice Jacob nella 6x16, un'esistenza infelice, il che non li renderebbe simili a Jacob e quindi candidati e quindi destinati a finire sull'isola. Spero di essermi spiegata. Terza mia ipotesi, che è la più deludente: la realtà parallela non è nient'altro che qualcosa che tutti si sono costruiti per ritrovarsi e poi "passare oltre"; sarebbe dunque questa realtà e non l'isola una sorta di purgatorio da cui tutti devono passare. Questo è quanto fa capire il padre di Jack (in una scena che sembra tradurre nelle domande di Jack i mille interrogativi che i fan hanno e a cui la serie/Christian non danno esaurienti risposte
). Quest'ultima teoria, forse la più accreditata, non riesco a conciliarla bene con il fatto che ho spiegato all'inizio di questo mio discorso cioè col fatto che abbiano dato fin troppa importanza alla realtà parallela per ridurla a semplice espediente per far ritrovare tutti e passare oltre. Tutto questo, per dirvi che anche io non sono rimasta pienamente soddisfatta. E capisco che chi ha sempre guardato questa serie con gli occhi di chi guarda una serie fantascientifica o propriamente scientifica (visto che, soprattutto nella quinta stagione, si cercano di dare delle risposte quanto meno plausibili scientificamente attraverso gli studi di Faraday), sia rimasto ampiamente insoddisfatto. Per quanto mi riguarda, mi sarebbe bastato che avessero risposto a questa mia domanda sulla reltà parallela. Sul resto, come ho detto, non intendo pronunciarmi. Da qui a dire che è stato il finale peggiore di tutti i tempi e che è stato una boiata però..ce ne passa eh!! Ci vuole coraggio!
Bisogna riconoscere a Lost il valore che ha e avrà sempre, non mancargli di rispetto (o mio dio parlo come se si parlasse dell'isola
!!).
Namaste Lost!!